La Storia di F.


F. ha 31 anni e ha paura dell’acqua.
Nell’agriturismo in cui fa il lavapiatti c’è una piscina stupenda in cui tutti i ragazzi che lavorano in quel piccolo angolo di paradiso si buttano per rinfrescarsi e per svagarsi alla fine del proprio turno.
Tutti ma lui no. F. ha paura dell’acqua.
F. è nato e cresciuto in Nigeria, è figlio unico e sua madre è rimasta vedova circa quindici anni fa. Ha studiato economia e nel suo paese lavorava in banca; qui in Italia il suo titolo di studio è un pezzo di carta senza nessun valore.
F. è poco più che un vent’enne quando in Nigeria sono arrivati gli jihadisti appartenenti a Boko Haram: cercano di fondare un nuovo Stato Islamico e per raggiungere il loro scopo non hanno scrupoli nell’uccidere e sequestrare donne, bambini e uomini che decidono di non unirsi al loro gruppo.  
Un giorno la madre di F. lo ha pregato di scappare: non voleva che il figlio morisse o che fosse obbligato ad unirsi ai ribelli. La vita di suo figlio doveva continuare lontano dalla sua terra anche se questo comportava non vederlo più.
Così F. ha raccolto poche delle cose che aveva ed è partito in macchina diretto in Libia dove è arrivato dopo aver attraversato il deserto.
Lì ad attenderlo c’era un barcone pronto a salpare per l’Italia.
Non so quanto abbia pagato per poter affrontare il viaggio, ma mi è parso di capire che si trattasse di una cifra considerevole.
È salito su quel barcone titubante, il pensiero correva a sua madre lasciata sola in un paese difficile, ma davanti a lui c’era la possibilità di un futuro migliore, un paese senza guerra e in cui non avrebbe rischiato la vita ogni singolo giorno.
Il barcone è partito con 120 persone a bordo; dopo sei ore il mare agitato si era preso 45 corpi, 45 anime, 45 sogni.
Alcuni di quei corpi appartenevano agli amici con cui F. aveva deciso di scappare, li ha visti cadere in acqua ed annegare e per tre giorni ha avuto paura di fare la loro stessa fine.
Mentre mi racconta la sua storia F. guarda verso la piscina.
F. ha paura dell’acqua e ora so perché.
Il gommone su cui viaggiava è attraccato sulle coste siciliane, Messina è stata la prima città italiana che ha visto.
Da lì si è spostato a Bari, poi a Milano e infine a Lecce: ha sempre lavorato come cameriere e lavapiatti, ma nel tempo libero aiuta attraverso un’associazione di cui fa parte, i ragazzi che arrivano nel nostro paese, ragazzi che hanno vissuto quello che ha vissuto lui e che probabilmente hanno paura dell’acqua.
Ha deciso però che a settembre si trasferirà per qualche mese a Firenze.
Un suo amico lo ha chiamato dalla Germania, gli ha detto di andare a lavorare lì.
Lui però in Germania non vuole andare, non gli piace la gente preferisce rimanere qui o andare in qualche altro paese anche se viene pagato di meno e anche se a volte viene chiamato “negro di merda”.
F. ha una vita davanti e chissà che non riesca a superare la paura dell’acqua.


Commenti

  1. Dolce, commovente e vero! Mi sembra di vederlo F. A ridosso di quella piscina terrorizzato dall'acqua. Nessuno al mondo dovrebbe avere paura di vivere. Nessuno.

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